Il nostro studentato ha un prete psicologo. Si chiama Dante Maranta e hanno piacere che ogni tanto lo vediamo per due chiacchiere.
Io con lui affronto problemi come la distanza da casa e l’adattarmi all’autonomia.
Qualche giorno fa ho portato il tema del poco entusiasmo dei miei dopo aver dato gli esami, che sono andati molto bene.

Papà sta male

Lui mi ha detto che magari papà aveva pensieri suoi, e io ci ho creduto.
Da mia madre il poco entusiasmo me lo aspettavo: lei avrebbe voluto facessi medicina, ma non me ne ha mai parlato. C’è solo rimasta male quando ho scelto altro, e da allora è come se me lo facesse pesare, anche con questa “piccola vendetta” del non essere entusiasta per i temi di cui le parlo, inerenti appunto alle materie che dò, che sono in primis nuove per me.
Mio padre, invece, questo percorso di studi lo ha sempre sostenuto, e ne è stato artefice. Lui frequenta Milano da decenni, per congressi, e un giorno, dopo il mio orale di maturità, ha detto che quella piccola stanza dove mi rifigiavo mi sarebbe stata stretta, e che avevo bisogno delle opportunità e degli stimoli delle grandi città.
“Le aquile sono sole perché volano troppo in alto” è una frase di un suo libro, e io spero possa comprendere anche me. Sulle mie perplessità relative a poter “fallire” a Milano, mi ha detto che è molto probabile che mi troverò in situazioni in cui non sentirò di primeggiare, come mi succedeva, invece, spesso a Partinico, ma “meglio essere l’ultimo tra i primi che il primo tra gli ultimi”. Penso che abbia ragione, chi è migliore di te ti stimola in continuazione.
Il rapporto con mio padre è molto migliorato da quando condividiamo questo mio progetto di studi, e forse ci unisce anche il fatto di essere “soli” in questo progetto.
Questa nostra intesa deve aver generato in me delle paure di perderlo. Già dall’anno scorso ho queste visioni su di me che studio fuori e mio padre si ammala e muore. Sono timori che mi hanno ossessionato per tanto tempo, ma poi, quando mio padre ha avuto un piccolo incidente con la macchina, ho pensato che le mie “premonizioni” si riferissero a quell’episodio, finito, tuttosommato, bene.
Ieri mi è toccato un San valentino col mio ex, al Luna Park. Sapete come me la cavo bene a sparare e a vincere pupazzi. E proprio tra quei pupazzi, sul divano della casa del mio ex, mio padre mi ha chiamato e mi ha detto che sta male. Il suo male è molto raro, soprattutto su chi è sotto i 50, ma ci sono delle speranze mediche. Quando me lo ha detto, non ho attenzionato il fatto che le percentuali di successo fossero alte. Ormai non riesco a pensare altro che al terrore di perderlo. Accanto non vorrei Tommaso, che non sembra neanche tanto adatto a gestire queste cose (nonostante ultratrentenne), ma forse il motivo è che ormai da tempo non tengo più a lui e vorrei vicino Jacopo. Per J però attualmente sono solo solo una delle tante persone che conosce in università, quindi non so neanche se parlargli della cosa. Non vorrei che la sua indifferenza mi ferisse ancora di più.
Ne ho parlato a Teresa, la mia compagna di studentato, colei che mi ha accompagnato in mille acquisti/spreco modaioli che facevo solo per sentirmi “milanese”. Da quando lo sa, mi evita, e non ne conosco il motivo.

Papà sta male

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